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INTERVISTA A RICCARDO DELLA SCIUCCA, VINCITORE EX AEQUO DEL CONCORSO MALIPONTE

  • Emanuela Campanella
  • 26 giu 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

Ho intervistato subito dopo il concerto finale del Concorso Lirico Internazionale “Adriana Maliponte” uno dei due primi classificati: Riccardo Della Sciucca. Classe 1992, faccia da bravo ragazzo (e vi assicuro che lo è), voce possente e con una educazione impeccabile.

Sono sicura che col tempo sentiremo parlare spesso di questo giovane tenore per la sua bravura perché ha quel qualcosa in più che può sicuramente renderlo un Artista: la purezza d’animo.

Complimenti Riccardo per questa tua vittoria, quali sono le tue prime impressioni a caldo?

È il mio primo concorso.. E avendo vinto le mie impressioni non possono che essere positive! Sono davvero felice di aver lasciato qualcosa al pubblico e alla commissione. Questa sera sono stati tutti molto bravi.. faccio gli auguri a tutti i miei colleghi!

Raccontaci un po’ di te…

Faccio sempre molta fatica a parlare di me, soprattutto perché non saprei da dove iniziare.

Sono nato ad Atri, una piccola e stupenda cittadina abruzzese, molto ricca di tradizioni, in particolare proprio quella canora. Da quando ero piccolo facendo il chierichetto in chiesa sentivo il coro cantare accompagnato dall’organo: Lorenzo Perosi, Licinio Refice, Alessandro Borroni… della gran musica! Ho sempre avuto un’attrazione verso questa musica così solenne che aveva il potere di rendere la liturgia molto più bella. Così a tredici anni ho deciso di entrare nel coro e in questo magnifico ambiente ho conosciuto diversi amici tra cui il primo tenore Arturo Modestini, una persona stupenda e distinta che nonostante la sua veneranda età continuava ad avere una voce incredibilmente bella e potente, che riusciva a incantare con i suoi attesissimi assoli tutto il paese. Io volendo o non volendo iniziai ad imitarlo e dopo quale anno al suo fianco, fu proprio lui insieme a Matteo (un mio carissimo amico baritono) a consigliarmi di fare un’audizione e iniziare a studiare canto. Così, a 16 anni circa, ho iniziato a muovere i primi passi e nel frattempo scoprivo il mondo dell'opera lirica, un mondo che ha subito catturato la mia attenzione e passione.

Nel frattempo passato qualche anno arrivato al diploma dovevo decidere se andare o meno all'università e grazie all'aiuto e il sostegno della mia famiglia ho deciso di iscrivermi all'Università Cattolica di Milano e studiare Filosofia, altra mia grande passione. Durante gli anni dell'università, quando potevo andavo a Bologna a lezione dall’immenso tenore Romano Emili, maestro di vita oltre che di canto, persona straordinaria che mi ha letteralmente forgiato. Mi ha trasmesso tantissimo, in particolare due cose: la tranquillità e l'umiltà, sembrerà strano parlare di tranquillità, ma in fase di studio la tranquillità è un fattore necessario che determina la qualità stessa dello studio; e in secondo luogo l'umiltà.. verso l’arte e verso gli altri. Queste due virtù le ricerco continuamente e mi piacerebbe tenermele strette perché rendono il lavoro sorprendentemente meno faticoso e molto più bello.

A Novembre 2016 ho discusso la tesi e concluso i miei studi in università, un percorso che ha contribuito enormemente alla mia crescita personale e culturale, se tornassi indietro lo rifarei subito!

Attualmente sto provando a dedicarmi in toto al canto e in questo mi sta aiutando moltissimo il caro amico Luciano Ganci, che non potrò mai ringraziare abbastanza. Questo concorso è stato una sorta di prima verifica… molto positiva! Spero di non essermi dilungato troppo…

Quali sono i tuoi obiettivi e sogni futuri?

Ho letto di recente un'intervista di Leo Nucci dove diceva che voci come quella di Pavarotti non nascono più, questa cosa mi ha ferito molto. Io adoro Nucci, ma non sono d'accordo con lui! Lungi da me il paragonarmi con Pavarotti sia chiaro, ma credo che di voci ce ne siano anche oggi. Per giovani appassionati come me che vogliono provare a fare questo mestiere non è possibile pensare che il bello ci sia già stato e non tornerà… sarebbe la fine! Certo bisogna conoscere il passato, e personalmente posso dire di conoscerlo e amarlo (da buon melomane), ma bisogna guardare al futuro con speranza!

Questo vale anche per il pubblico, faccio un esempio: in università, insieme ad alcuni amici, abbiamo costituito una associazione “L'Intermezzo” che ha un fine divulgativo. Molti ragazzi sono andati così a teatro a vedere un’Opera per la prima volta e diversi ci sono poi tornati portando altri loro amici. Questo dimostra due cose: quando si incontra una cosa davvero bella è difficile rimanere indifferenti e da appassionati abbiamo la grossa responsabilità di trasmettere la bellezza incontrata. Il mio obbiettivo è questo!

A chi ti ispiri quando canti?

Questa è una bella domanda! Come ho già detto sono un melomane di quelli irrecuperabili, quindi mi è difficile fare un solo nome, ne avrei davvero tanti, molto poi dipende dal repertorio. In assoluto Giuseppe Di Stefano per dizione, morbidezza, pathos ed i suoi filati da pelle d’oca, ma anche l'eleganza e il fraseggio di Bergonzi, la rotondità assoluta di Pavarotti, il timbro di Carreras, Giacomini, Bonisolli, Del Monaco, Corelli, Gigli, Schipa e altri… da ognuno cerco di captare qualcosa! Come dicevo, non potevo nominarne solo uno!

A chi vuoi dedicare questa tua vittoria?

Voglio dedicare questa vittoria all’amico Arturo che adesso mi sorveglia da lassù, a Romano Emili a cui devo davvero molto e indubbiamente alla mia famiglia: ai miei genitori, a mio fratello che, giovane direttore d'orchestra, è per me un punto di riferimento e alla mia giovanissima sorellina, insieme non mi fanno mancare mai il loro fondamentale sostegno.

 
 
 

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