Luisa Russo Direttore d'Orchestra racconta la carriera al femminile
- Emanuela Campanella
- 30 set 2016
- Tempo di lettura: 7 min

Ogni volta che si sente parlare delle direttrici d’orchestra si ha l’impressione che sia qualcosa di nuovo e curioso, ma questa professione è davvero una novità?
La carriera del Direttore d'orchestra al femminile esiste da moltissimi anni, non è una novità, ma essendo stata purtroppo praticata da poche donne, non ha mai suscitato quell'interesse mediatico che sarebbe servito per affermare e consolidare l'intera nostra categoria.
E' sicuramente nuovo invece l'approccio alla carriera della Direttrice d'Orchestra così come viene strutturato in questo momento storico. Le carriere vengono realizzate a tavolino e concordate tra Maestri, Agenzie Internazionali e Concorsi.
Dai tempi del mio festoso debutto nel 1986 al Festival di Ravenna, ho potuto osservare varie modalità di affermazione delle giovani direttrici d'orchestra. In questi ultimi anni, un merito straordinario è da attribuire al lavoro svolto dalla direttrice Marin Alsop che, con l'accurata creazione del "Taki Concordia Conducting Fellowship", si è politicamente impegnata alla risoluzione del problema delle pari opportunità nel campo della Direzione d'orchestra al femminile. Giovani direttrici provenienti da tutto il mondo, sostenute economicamente dalla fellowship, riescono a percorrere le fasi di una carriera costruita nell'acquisizione progressiva della propria professionalità.
E questo è un grande vantaggio: permette alle giovani direttrici di "sbagliare" nel senso di sentirsi libere di sperimentare tutti gli aspetti della professione in contatto con prestigiose orchestre senza temere di poter essere cancellate dal sistema al primo errore.
Questa opportunità è mancata alle direttrici della mia generazione alle quali veniva chiesto subito di essere "bravissime" senza possibilità di errore e di crescita graduale in questo un mestiere che è di "artigianato" e che si impara "facendo".
Allora non esistevano ancora esempi di carriera delle "Direttrici d'orchestra": avevamo solamente storici esempi maschili ma con la nostra presenza presentavamo un modello operativo del tutto nuovo. E non esisteva nemmeno quella figura maschile di "Maestro" o di "Agente" o di "Direttore artistico", che volesse e che avesse la capacità di programmare o investire sulla carriera di una Direttrice d'Orchestra suggerendo, consigliando e supportando le tappe graduali del suo lavoro.
Quindi avete dovuto inventarVi un "modus operandi"?
Abbiamo cercato di spostare l'asse operativo sulle qualità umane e psicologiche che contraddistinguono la donna e se prima nell'ambiente maschile si gareggiava per la figura di "potere e di forza fisica" con la nostra determinazione si è cominciato a gareggiare per la conquista di altre valenze: come la capacità di interazione diplomatica con l'orchestra, e l'intelligenza sottile di scelte tecniche direttoriali e di organizzazione del lavoro diverse da quelle maschili.
Finito il tempo dei "Dittatori" alle orchestre è incominciato a piacere molto la misura equilibrata del lavoro che offre la Direttrice d'orchestra spinta a dimostrare "amore per la musica" più che "potere del comando".
Diciamo che siamo state molto brave a resistere a tutte le intemperie, perchè abbiamo dato un esempio di tenacia che nel tempo ha fatto fruttare credibilità per le attuali giovani generazioni che possono intraprendere questo percorso incontrando molta meno resistenza e ricevendo aiuti economici. Nel panorama nazionale italiano ci contavano sulle dita delle mani, ora il numero di studentesse e giovani professioniste sta cominciando a salire e in Italia raggiunge l'ordine di un centinaio.
Così ora nel mondo stiamo osservando vari approcci di studio e di affermazione delle varie personalità: dalla direttrice che sperimenta maggiormente la fisicità dell'azione direttoriale arrivando quasi a danzare sul podio (Alondra dela Parra), alla direttrice che si presenta in minigonna per saggiare l'aspetto psicologico della reazione "animale" dello strumento orchestra, alla direttrice che struttura l'azione direttoriale partendo concretamente dal suo essere solista strumentista o cantante (Rimma Sushankaja e Barbara Hanningan).
Sulle direttrici d’orchestra se ne dicono e se ne scrivono troppe; ho letto che le donne non dovrebbero rivestire questo ruolo perché distraggono i musicisti o sono troppo emotive per sostenere l’impatto con l’intera orchestra, secondo lei c’è del sessismo in questo ambiente?
Indubbiamente c'è stato e c'è ancora.
Gli episodi discriminatori subiti dalle direttrici d'orchestra della mia generazione sono stati innumerevoli e continuano tuttora, tanto che se ne potrebbe scrivere un libro "ad memoriam" raccogliendo i racconti di tutte noi. Ma più semplicemente e senza puntare il dito contro nessuno, si può solo onestamente osservare che nei cartelloni lirico-sinfonici italiani degli ultimi trent'anni è molto difficile trovare la figura di una donna direttore d'orchestra italiana. Noi esistevamo ma abbiamo subito una forte discriminazione proprio all'interno dell'ambiente di lavoro, e mancanza di supporto e di curiosità attorno alle nostre carriere da parte della società che ha memoria corta e non persegue realmente il concetto delle pari opportunità, rimasto ancora utopia sociale, neppure per la famosa e discussa questione delle "quote rosa". Se c'era una Direttrice d'orchestra in cartellone era sicuramente una Direttrice straniera, proposta da Agenzie forti straniere, salvo sporadici episodi.
Quando abbiamo incominciato negli anni 85/90 ci sono state delle iniziative che ci hanno posto sotto i riflettori, ma da allora progressivamente è venuta a mancare una continuità di supporto, che si potesse tradurre anche in volontà di sostegno economico alla carriera. Ricordo come fosse oggi la domanda bruciante di un mio Maestro ad un corso di Direzione d'orchestra: «Russo ma tu sei ricca, hai soldi? perchè se non sei ricca e non hai soldi puoi scordarti di questa professione»: devo darne atto e ragione perchè è stato "illuminante e amaramente vero".
Forse anche colpa della nostra stessa incapacità di mantenere acceso l'interesse costruito inizialmente attorno a noi potenziandolo di costose azioni pubblicitarie, perchè troppo prese dalla necessità di lavorare, studiare e purtroppo spesso lasciate senza aiuti o discriminate anche dai nostri stessi insegnanti.

Ma nessuno si è occupato di Voi?
Abbiamo nel tempo, nonostante tutte le nostre richieste e invii di disponibilità, assistito alla totale indifferenza di tutte le direzioni artistiche italiane e di tutte le Agenzie di management rispetto alle nostre carriere. Se si consultano i roster delle principali agenzie italiane non esiste ancor oggi la rappresentanza di donne direttori d'orchestra.
Verrebbe da pensare che non siete mai state considerate all'altezza...
Probabilmente!
Ma quel che è interessante notare è che non ricevemmo mai critiche negative, anzi sulla stampa in occasione di qualche nostro Concerto alcuni critici musicali ci elessero a futuro della Direzione d'orchestra italiana: eravamo riconosciute come brave.
Viene da pensare più ad un progetto di esclusione politica, eravamo in un periodo storico nel quale si stava affermando progressivamente una figura di donna italiana "velina" e "sciocchina"......e ciò è durato per un ventennio circa e ha quasi vanificato le lotte di parità svolte precedentemente.
Così, in assenza di interesse e sostegno, per lavorare ci siamo rimboccate le maniche e abbiamo resistito cercando di procurarci occasioni per far crescere il nostro mestiere, ma senza un ordine programmativo. Abbiamo così diretto un pò di tutto, ogni tipo di realtà che potessimo servire: dalle orchestre di Conservatorio (attualmente siamo solamente in 5 Direttrici d'orchestra su 54 Conservatori), alle orchestre universitarie, a quelle raccogliticce, alle orchestre parrocchiali, alle orchestre di donne, alle orchestre giovanili, alle bande di paese, ai cori di bambini, ai cori amatoriali e collaborato con tutti i ruoli del teatro possibili: maestro di palcoscenico, collaboratore, pianista in orchestra, maestro alle luci, maestro suggeritore, Korrepetitor, Stimmbildner, segretario artistico, Direttore di Coro, strumentista in orchestra.
Perchè non solo con l'Orchestra?
Con il senno di poi, osservo che noi "veterane" abbiamo subito un tradimento "storico" in merito ai percorsi della carriera perchè allora l'idea della Direzione d'orchestra era molto diversa da quella che presenta attualmente il mercato ed era ancora ancorata all'insegnamento impartito dai nostri vecchi maestri: ovvero che la professione del Direttore d’orchestra è una professione che si nutre di studio ed esperienza e che un Direttore d'orchestra avrebbe dovuto saper attraversare tutti i profili professionali del Teatro, e avrebbe dovuto farsi la sua bella gavetta prima di ambire al podio. Noi siamo state molto obbedienti e abbiamo, negli anni, coperto, cercato e sperimentato anche tutte le professionalità collaterali. Con la beffa dei giorni nostri, nel momento in cui siamo davvero pronte al mestiere, di vederci passare davanti tutte le Direttrici giovani che hanno appena vinto un Concorso Internazionale programmato a tavolino.
Si è trattato di un "gap" generazionale? si è saltato un anello della catena?
Credo di si. Ora siamo più brave di allora, perchè ripeto, è un mestiere che si completa anche con l'esperienza, e possiamo ambire alla piena carriera internazionale, ma adesso si stanno imponendo le giovani vincitrici di concorsi e quelle carriere costruite a tavolino per volontà politica. Le giovani direttrici del momento non hanno, ovviamente per ragioni anagrafiche, costruito ancora la propria "gavetta", ma si trovano già dentro il meccanismo del mercato internazionale e dall'interno del mercato internazionale nel contatto con le grandi orchestre, costruiranno la loro "gavetta".
Che consiglio si sente di dare a tutte le ragazze che intendono avvicinarsi alla carriera della direzione d’orchestra?
Di studiare tanto avendo l'umiltà di fare un percorso che affonda le sue radici sullo studio della composizione, dell'armonia, del contrappunto, della strumentazione, dell'analisi, dell'orchestrazione, unitamente allo studio di uno strumento ad arco, uno strumento a fiato, al pianoforte e al canto.
Consiglierei di non credere che la gestualità sia l'aspetto essenziale di questo mestiere. Purtroppo ultimamente assistiamo ad un sistema di "talent" che pone ricchi giovani direttori, sia uomini che donne, su di un podio d'orchestra che spesso scambiano per un "fitness point" sul quale si adoperano con gestualità inutili per l'orchestra ma molto gratificanti per il pubblico. Pubblico che purtroppo spesso non si accorge della pochezza dei contenuti delle loro concertazioni. La gestualità è una componente importante della direzione ma l'obiettivo dovrebbe essere quello di renderla sempre più essenziale, asciugata, per poter lasciar parlare la musica e non distrarre visivamente il pubblico, per poter offrire contenuti di vera, ponderata concertazione e la comprensione della scoperta di quella bellezza dovrebbe accendere il sorriso dell'interiorità in chi ascolta e mai la noia.
Com’è nata questa sua passione per la direzione d’orchestra?
Non me lo ricordo nemmeno più perchè credo che sia nata assieme a me. Però ricordo che ero piccolissima e ascoltavo Maria Callas, grande passione di mia madre, proponendomi di diventare un giorno come Lei. Con il tempo ho capito però che in realtà ascoltavo la magia di chi da Lei riusciva a trarre il meglio: Tullio Serafin, Antonino Votto
Come trascorre il suo tempo libero?
Mi piace studiare, tenere in esercizio le lingue, leggere, andare a camminare nella mia città (Venezia) per continuare a scoprirla nei suoi angoli segreti, allenarmi con pilates, coltivare le mie poche e scelte amicizie, andare a teatro, coltivare la spiritualità.
Che cosa non può mancare nella sua borsa?
Il portafoglio?.....
Ci sveli un suo sogno nel cassetto…
Che la Società valuti con giustizia e senza pregiudizio il faticoso percorso di tutte le direttrici della mia generazione! Siamo ancora in tempo perchè tutto sommato, considerata la preparazione che richiede questo mestiere e tutta la fatica ed i sacrifici fatti per prepararci a farlo, siamo ancora giovani!
E per finire l'intervista con una citazione verdiana ..... spero che tutto ciò non rimanga solo il sogno chiuso nel cassetto di questi "trent'anni di galera".
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